IL MIO PRIMO TT RACE 2008 
 
Premetto subito di non essere un giornalista e neppure uno scrittore quindi se riscontrerete delle imperfezioni, vogliate perdonarmi perché nonostante tutto ho cercato di descrivere di getto ed “al meglio” le emozioni sentite in uno dei viaggi più entusiasmanti che io abbia mai effettuato. 
Dopo tanti anni riesco finalmente ad avverare un sogno: andare al TT dell’Isola di Man. Ebbene si, lo sognavo sin da piccolino da quando lessi per caso dell’esistenza di questa corsa per certi versi “maledetta” per altri “magica”, su una rivista del settore (una volta era più facile leggere qualcosa sul TT, ora invece è tutto bannato e non capisco proprio perché). Man mano che gli anni passavano ho sempre sperato di avere questa opportunità e dopo mille peripezie ed a 40 anni suonati, sono riuscito a coronare questo mio sogno. Ho sempre divorato ogni notizia che riguardava questa corsa: due su tutti, i fantastici libri del compianto Sig. Patrignani e del Sig. Donnini. Ho visto e rivisto videocassette sul TT nonché sul TT vissuto ON BIKE. Le continuavo a rivedere quando ero convalescente ed immobilizzato a letto con una gamba in pessimo stato (fracassata per un’incidente in bicicletta!!!) e con il pensiero di non poter più essere in grado di guidare una moto: mi consolavo con questo, visto che non credevo più di poter andare sull’isola con una moto. Ma invece il destino dopo varie ostinazioni ha deciso di guardare altrove e cosi, finalmente, nel marzo 2008 decido di andare al TT. In marzo ho iniziato subito a contattare numerosi bed & breakfast ed alberghi dell’isola, ricevendo, ahime, soltanto risposte del tipo: “Sorry we are fully”! Continuando ostinatamente a cercare sempre su Douglas che è la capitale, finalmente, leggendo la posta elettronica mi accorgo fra le altre di una risposta affermativa: la famiglia di Bev e David Kenworty accettavano di ospitarmi e pure ad un prezzo onesto! Terminata la ricerca alloggiativa partivo con la prenotazione del traghetto per l’isola. L’agenzia di viaggi riusciva a prenotarmi il traghetto Liverpool-Douglas per il 1° giugno ma per il ritorno, previsto per il 7 giugno, vi era solo la possibilità del traghetto Douglas-Heysham. Nessun problema! Acquistati i biglietti (ad un prezzo effettivamente altino) e risolti i problemi alloggiativi avevo praticamente compiuto il tutto e non mi restava che aspettare l’arrivo del 29 maggio, data scelta per la partenza, ovviamente sperando che nessun imprevisto potesse annullare questo mio viaggio. Non restava che un necessario controllo completo alla mia moto, una Gold Wing con cui avevo già percorso 135.000 km (dopo il viaggio ne avrà 139.000), scrupolosamente effettuato dal mio grande amico, vecchia gloria del motociclismo canadese, Fred Pistone. 
Contattavo il signor William Cavazzini di Parma (un semplice conoscente subito diventato amico per la sua spontaneità, generosità e gentilezza), già corridore del TT meglio nominato come “gentlemen rider”, sempre presente negli ultimi vent’anni sull’isola. Dopo avermi dato vari consigli apprendevo pure che quest’anno al TT avrebbe corso pure Alessio Corradi di Langhirano (PR) e pertanto, non vedendo l’ora di partire, ci siamo dati appuntamento lassù, a Douglas. Non restava che aspettare ed incrociare le dita. 
 
Finalmente!!! 29 maggio 2008 
Decido di partire alle ore 05,45 da Parma. Appena partito, prima di arrivare autostrada ovvero dopo neanche un km percorso inizia a piovere. Bell’inizio mi son detto, ma quando decido di partire non mi ferma più nessuno!!! Indossato l’antipioggia inizio il mio viaggio. La pioggia è abbondante e persistente ed è molto difficile guidare dato che ad 80 l’ora mi sorpassano pure i camion. Non riesco ad andare a più di 80 kmh anche perchè le condizioni dell’asfalto non sono ottimali sia perchè sono presenti solchi longitudinali tra una corsia e l’altra che fanno paurosamente ondeggiare la mia moto sia perche l’acqua non riesce a drenare e rimane in superficie. All’altezza di Fiorenzuola d’Arda (PC), in terza corsia (meno male che sono in prima corsia!!!) noto un pneumatico di un autocarro in mezzo alla corsia: fortuna che non era sulla mia traiettoria anche perche con quella pioggia e con quel traffico non avrei potuto evitarlo. Stavo per chiamare chi di dovere a rimuovere l’ostacolo ma poco più avanti osservo lo sfortunato camionista intento a sostituire la gomma sotto la fitta pioggia e do per scontato che abbia avvisato qualcuno per rimuoverlo. Io intanto proseguivo con costanza il mio viaggio e mi rendevo conto che con quella media non avrei potuto raggiungere Reims (F) prima tappa pianificata del mio viaggio. In effetti la pioggia copiosa (per chi ha memoria era quel giorno in cui il maltempo ha purtroppo flagellato in particolar modo il Piemonte provocando frane e smottamenti con vittime ed ingenti danni) mi ha accompagnato sino al traforo del Gottardo. Li è successa una cosa incredibile: appena entrato in tunnel si sono appannati in maniera fulminea e contemporaneamente il parabrezza della moto, la visiera del casco ed i miei occhiali e non potendomi fermare all’interno del tunnel ho percorso praticamente in piedi sulle pedane, senza occhiali e con la visiera alzata i primi tre km del tunnel. Il calore all’interno era paragonabile a quello di un phon, tanto intenso che all’uscita del traforo, dopo ben 17 km, io e la moto eravamo praticamente asciutti. Finalmente di la dal tunnel la pioggia smise di cadere e  nonostante il fondo stradale bagnato riuscivo ad aumentare la mia andatura grazie anche all’ottima qualità del manto stradale elvetico. Alle 12,00 arrivavo a Basilea e dopo una brevissima sosta per mangiare il minimo indispensabile, dopo 20 minuti ero già in sella in direzione Reims. Il viaggio proseguiva regolarmente senza imprevisti anche ad un’andatura continuamente superiore alla mia media abituale ma, la stanchezza del mattino dovuta ad una guida al limite sotto una pioggia copiosa si è fatta sentire e pertanto, non volendo strafare, decidevo di fermarmi qualche decina di km prima di Reims, a Chalons en Champagne. Bella cittadina ma ahimé con pochi alberghi e quei pochi tutti occupati. Cerco con difficoltà un posto per dormire avendo deciso di fermarmi ed alla fine, dopo circa un’ora quando le speranze erano ridotte al lumicino, nell’imboccare l’autostrada per Reims noto le indicazioni dell’albergo ETAP. Volto a destra, ci arrivo davanti, scendo dalla moto e dopo aver chiesto per l’ennesima volta la disponibilità per una camera, l’addetta alla reception, sorridendomi, rispose: “Lei è fortunato, eravamo completi e solo qualche minuto fa abbiamo avuto una disdetta pertanto abbiamo una camera per lei”! Finalmente, dopo aver percorso circa 900 km avevo trovato una stanza entro le ore 19,00 e soprattutto anche buon mercato. Dopo una doccia tonificante raggiungevo in moto la città per far due passi a piedi e concludevo la serata con una cena leggera ovvero con la classica insalatona tipica dei francesi. Alle 22,30 a nanna in modo da poter esser pronti il giorno dopo per una nuova tappa verso Douglas. 
30 maggio 2008 
Di notte è piovuto. Dopo un’abbondante colazione, asciugo sella e parabrezza e partenza in direzione Calais. Il tempo non promette nulla di buono, in cielo le nubi sono minacciose ed io mi rassegno preparandomi ad affrontare i prossimi km sotto la pioggia. Non è certo il cattivo tempo a fermarmi, anzi, accrescerà in me maggiore determinazione. L’asfalto è in ottime condizioni, l’acqua caduta prima del mio passaggio viene ben drenata, non ci sono disomogeneità del fondo stradale e pertanto non è pericoloso procedere ad un’andatura “andante”. Noto con sorpresa le eccellenti misure di sicurezza messe in atto per la circolazione stradale e per la protezione degli operai che lavorano lungo l’autostrada. Le indicazioni di direzione per i veicoli sono chiare, la segnaletica orizzontale e verticale è precisa, tutti gli operai indossano giacche ad alta visibilità e lavorano sodo facendo le cose perbene. Lungo i vari cantieri che incontro noto che tolgono l’asfalto vecchio, stendono rotoli isolanti al di sotto e poi catrame omogeneo su tutta la carreggiata senza i pericolosi scalini tra una prima asfaltatura di una prima corsia, di una seconda e di una terza come avviene da noi. Evidentemente altrove vi è maggiore attenzione verso l’utenza con uno scrupoloso controllo di qualità e se non vengono rispettati gli standards qualitativi, chi asfalta male, a mio avviso non percepisce un pio. Perdipiù, noi motociclisti paghiamo un pedaggio ridotto rispetto agli altri veicoli. Ritornando al viaggio senza alimentare ulteriori inquietudini, arrivo ben presto a Calais. Qui decido di prendere l’Eurotunnel acquistando un solo ticket di andata perché non so quando ritornerò e se ritornerò attraverso il tunnel. L’avessi mai fatto!!! Alla dogana mi sottopongono ad una specie di interrogatorio sul perché della sola andata, sul motivo del mio viaggio, sulla durata della permanenza e cosi via. Mi passano allo scanner la moto e si soffermano con maggior attenzione sulle manopole. Evidentemente non erano molto convinti che fossi una brava persona. Dopo aver masticato un po’ amaro per non aver detto ciò che in realtà pensavo sulle loro diffidenze, superavo altri due controlli ed infine entravo sul treno per Folkestone. Li ho conosciuto un tizio inglese proveniente da Bruxelles in moto, con il quale, parlando del più e del meno mi convinceva sul fatto che non potevo fare a meno di non visitare una bella cittadina che avrei incontrato sulla strada per Liverpool: Stratford upon Avon, la città di Shakespeare.  
Benone, di punto in bianco decidevo di far sosta proprio li e, forte anche del fuso orario che mi consentiva di guadagnare un’ora, giungevo alle ore 16,00 circa proprio a Stratford upon Avon. Da premettere che inizialmente e per i primi 50 km. di autostrada, è stato un po’ difficile abituarsi alla guida a sinistra con i sorpassi a destra ed i rientri a sinistra, poi però ci si abitua tranquillamente. A Stratford è stato semplice trovare una buona sistemazione alloggiativa in un modesto bed & breakfast e quindi avevo a disposizione tutto il tardo pomeriggio e la serata per visitare questa cittadina. In effetti Stratford è incantevole: snodandosi sulla riva destra del fiume Avon, mantiene orgogliosamente quel fascino che incantò Shakespeare. Ho mangiato qualcosina in un bel locale proprio sulla riva ed in serata sono stato ad ascoltare della buona musica dal vivo in un bel pub ove si sono esibiti i “Notorius Brothers”. Certamente una bella musica condita anche da un paio di pinte di ottima birra leggera (visto che ero a piedi) e ad un prezzo contenuto.  
31 maggio 2008 
Sveglia regolare alle 7,30, mi reco di sotto a far colazione. L’addetto mi invita ad accomodarmi in uno dei tavoli liberi ed a servirmi di tutto quanto a mia disposizione. C’era ogni ben di Dio solo che in genere preferisco una colazione salata. Comunque mi adatto e mangio di tutto, cornetti, biscotti, corn flakes, latte e caffe. Mentre sono pronto ad andarmene arriva il tipo con un vassoio e mi dice: “Where are you going?”. Ed io stupito dico: “Vado”. E lui: “No, No, this is your english breakfast” e mi invita a sedermi di nuovo per mangiare ciò che mi aveva preparato ovvero un piatto con salsicce, bacon, fagioli, funghi ed uova tutto per me con a parte diversi tipi di pane tostato e del burro da spalmare. Accidenti, non potevo rinunciare a tutta quella roba, a costo di saltare il pranzo e per la gioia del mio colesterolo. 
Finalmente, seppur appesantito da  una colazione in un certo senso divina, mi metto in partenza con molta calma dato che la tappa Stratford upon Avon – Liverpool sarà di appena 230 km. Arrivato in tarda mattinata in centro a Liverpool, sotto un sole cocente ho fatto un po’ fatica a trovare una camera d’albergo anche perche’ era sabato e data anche la giornata soleggiata, molte persone avevano deciso di andare a visitare Liverpool, capitale della cultura. Finalmente riesco a trovare una stanza in un modesto hotel di una zona periferica dove lascio parcheggiata la moto sino al giorno successivo ed inizio a visitare la città. Prendo un taxi e mi faccio portare al museo dei Beatles. Dopo una lunga fila riesco ad entrare e dopo un paio d’ore ne esco pienamente soddisfatto perché ne valeva veramente la pena. Fate le dovute spese al negozio nel suo interno (soprattutto cd) inizio a visitare la città sino a sera. La città è bellissima mi è veramente piaciuta sotto ogni profilo e spero un giorno di portarci la mia famiglia per visitarla meglio tutti insieme.  
Ultimo punto sulle autostrade e poi concludo definitivamente questo capitolo: dall’uscita dal tunnel a Liverpool non ho pagato alcun pedaggio autostradale, nessuna coda perchè non esistono caselli autostradali, nessuna buca e/o solco sul manto stradale. Complimenti Inghilterra!!! 
1 giugno 2008 
Il tempo non è bello anzi, minaccia seriamente pioggia che arriva puntualmente in tarda mattinata. Dopo colazione decido di andare direttamente al porto ed aspettare quindi il traghetto per l’Isola di Man che partirà alle 17,00 con operazioni previste di check-in almeno un ora prima. Alle ore 12,30 sono già in porto e noto con sorpresa la presenza di altre 5 moto con targa italiana. Faccio subito conoscenza con quei simpatici italiani con i quali, parcheggiate li le moto, decidiamo di andare in un pub vicino per assistere alla corsa di Moto GP del Mugello. Infatti, alle 13,00 (ore 14,00 in Italia) puntuale inizia la corsa e la bella vittoria del nostro Valentino Rossi non fa altro che rallegrare il nostro morale. L’unico neo è stato la mancanza del commento di Guido Meda. Verso le 15,30 ritorniamo in porto, mangiamo insieme una delle punte di parmigiano che mi sono portato da Parma e poco dopo gustiamo una bella moka di caffè espresso che si portati da casa insieme a dell’ottimo caffè italiano. Che spettacolo!!! Intanto fuori piove a dirotto. Quando decidiamo di ritornare verso le moto visto che si erano ormai fatte le 16,00 ed il check-in era stato fatto prima, constatiamo che la linea per l’imbarco è gia colma di moto e che noi, siamo diventati ultimi (dai primi che eravamo!!!). Mannaggia, un’ora sotto una pioggia battente in attesa di imbarcare le moto. Puntuale alle 17,00 la nave parte e dopo un paio d’ore la delusione della partenza viene somatizzata e dimenticata. Poco prima di arrivare a Douglas, verso le 19,00 mi arriva un SMS da William che mi chiede se sono poi partito. Io rispondo subito: “Certo, fra mezz’ora sbarcherò a Douglas”. “Bene” rispose lui, “Noi saremo al ristorante Alessandro’s e se ce la fai, ti aspetteremo li”. Bhe, mi sembrava impossibile esser li con loro anche perché la nave sarebbe arrivata alle 19,30, dovevo sbarcare con la moto, cercare il mio bed & breakfast, scaricare le valigie, farmi una doccia, cambiarmi e cercare questo ristorante. Arrivo puntuale sull’isola, non piove, il clima è eccezionale. Trovo subito il mio bed & breakfast, immerso nel verde in un bel quartiere residenziale denominato “Tromode Park”, faccio ciò che devo fare e mi dirigo verso lo stupendo lungomare denominato promenade di Douglas. Parcheggio la mia moto ed inizio a cercare questo ristorante. Incredibilmente un tizio del posto mi dice che era proprio li a cento metri e quindi, praticamente alle 20,30 ero già al ristorante “Alessandro’s” e William con i suoi amici erano appena arrivati. Che sorpresa!!! Spontaneamente e senza rendermene conto entravo a far parte di una compagnia di persone appassionate di moto, e con la quale ci siamo ritrovati tutte le sere sino al venerdì successivo sempre da “Alessandro’s”. Oltre a William c’era il Presidente Pier Ortalda ed i simpatici amici fiorentini Sirio, Orazio, Carlo, Enrico... Ecco, con loro mi sono veramente divertito e sono sicuro, anzi certo, di non esser stato l’unico. Nel corso della serata, William mi suggeriva di andare a vedere le gare del giorno successivo a Bray Hill, posto altamente spettacolare dove al termine di una discesa mozzafiato curvando appena verso destra inizia una salitina. I piloti migliori vi assicuro non tolgono mai il gas e nella compressione che si genera al termine della discesa le moto sbacchettano e rischiano di spezzare la catena: sto parlando di velocità che in quel punto toccano anche i 260 kmh. 
2 giugno 2008 
Giornata di gare con supersport, superstock e prove dei sidecar. Raggiungo per le ore 8,00 a piedi Bray Hill e sono praticamente tra i primi dato che le gare inizieranno alle 10,45. Scelgo il posto migliore vicino alla casettina di cemento a fianco della cabina telefonica rossa. Nelle ore che precedono conosco anche il più anziano Marshall del TT, il signor Harry Crompton di 84 anni il quale si rivela veramente un’ottima persona sotto ogni profilo. Annovera tra le sue amicizie molti italiani; quella parte buona di italiani che ci fanno ben figurare ed amare anche all’estero: tra essi cito come esempi Pier Ortalda, William Cavazzini ed in ultimo Mario Donnini che non ho il piacere di conoscere. Le gare iniziano puntuali e l’emozione sale altissima. I marshall compiono i soliti rituali che ripetono ad ogni gara, ad ogni TT con una precisione e freddezza per noi inusuale. L’ordine pubblico in quel posto fantastico ed affollatissimo, oltre ai marshall all’interno delle barriere, è assicurato da soli due agenti di polizia i quali rimangono per tutta la giornata in un angolo ad osservare, compostamente, l’evoluzione delle gare. I loro modi garbati ma determinati infondono rispetto perché si apprezza che è gente molto professionale. I corridori danno principio alla propria corsa ed il vederli passare a quelle velocità, francamente, sembra irreale. Ho visto molte videocassette ma vi assicuro che dal vivo è una cosa impensabile. Il nostro Corradi, nonostante per lui sia il primo TT e per ovvi motivi non conosce bene il tracciato, si comporta in maniera egregia tant’è che nell’ultima gara il suo tempo sul giro va sotto i venti minuti. Ha del manico il “Folletto di Langhirano”  però deve stare attento e controllarsi perchè il circuito non permette errori e lui è bravo e non ne commette. Bravissimo! Al termine delle gare i marshall non hanno ancora dato il via libera e le strade sono sempre chiuse ed è proibito l’attraversamento di esse. Improvvisamente vedo i due poliziotti, che se ne sono restati per ore a controllare in maniera discreta l’evolversi della gara, partire fulmineamente verso due persone le quali contravvenendo ai divieti imposti avevano deciso lo stesso di attraversare la strada. In quattro e quattr’otto multa di 1,000 sterline ciascuno e dato che non l’avevano sono stati ammanettati e portati in caserma per la completa identificazione e per la successiva notifica dell’avviso a comparire, il giorno successivo, avanti al giudice competente per il giudizio direttissimo. Incredibilmente la folla che ha assistito non ha fatto una piega ed ha approvato l’operato dei poliziotti. Questo è un esempio di cultura della legalità e di certezza della pena che a noi italiani manca un po’. Lì quando non ci sono obblighi o divieti si può fare di tutto ma quando non si rispetta un obbligo od un divieto la repressione è puntuale e la pena è certa, volente o nolente. Non si verificano gli spregevoli episodi in cui la folla si ribella all’operato della forza pubblica; quest’ultima è rispettata e ossequiata perché al servizio di tutti.  
Nel pomeriggio il mio nuovo amico Harry Crompton mi confida che per la sua raccolta di fondi in favore dell’elisoccorso avrebbe dovuto essere premiato con un assegno di 100 sterline, consegnate personalmente dal grande pilota Guy Martin. Mi dice di aspettare perchè al termine della gara sarebbe passato di li per la consegna. Purtroppo invece Guy Martin per un guasto tecnico è rimasto fermo dall’altra parte del circuito e doveva ancora essere recuperato. Dopo aver rimandato il tutto, saluto Harry con un “arrivederci” e ritorno euforicamente a piedi nel mio alloggio  per prendere la mia moto dopo una bella doccia. 
Poco dopo in moto mi vedo con William ed insieme andiamo al Paddock ove con il suo pass entriamo proprio all’interno e ci parcheggiamo le moto. Mi presenta Alessio Corradi e mi stupisce subito per la sua spontaneità e semplicità. Come lui, tutti gli altri che vedo e che salutano, mi sembrano persone semplicissime, molto più semplici di altre che magari ho incontrato in cima al Passo della Cisa a cavallo di MV Agusta o dell’ultima Ducati e con le saponette alle ginocchia intonse. Incredibile, vedere Gary Johnson, Cameron Donald, John McGuinnes, Guy Martin che concedono autografi, che sorridono  e che si fermano volentieri a parlare, è una sensazione veramente fuori dal normale. Sembra di essere tutti di una stessa famiglia, magari non amata dall’opinione pubblica generale ma al tempo stesso coesa al suo interno. Allo stand Arai vi sono persone qualificate che si prendono cura del tuo casco e provvedono alla sua manutenzione con competenza, vi sono stand che vendono magliette, giacche, e roba di ogni tipo a prezzi veramente buoni. Alcuni piloti che hanno perso la propria integrità fisica qui sull’isola si destreggiano con agilità sulle loro carrozzine ed i loro occhi felici trasmettono all’esterno il loro grande cuore ed amore per questo evento. All’interno del paddock siamo tutti uguali, ci unisce quell’atmosfera irreale ed indescrivibile che si respira, e non è poco. Credetemi non ho visto alcuno con la cosiddetta puzza sotto il naso o con l’arroganza tipica di chi sa di avere un “manico” in più degli altri. Sono felicissimo. Alle 20,00 ci si ritrova tutti da “Alessandro’s” e dopo una bella cena, passeggiata insieme per Douglas, letteralmente invasa da motociclette, inconsuetamente rispettose del Codice della Strada. 
3 giugno 2008 
Oggi giornata senza corse. E’ una di quelle giornate lasciate apposta senza impegni per eventualmente recuperare gare non svoltesi a causa di condizioni meteo avverse. Quest’anno però la buona sorte ha assistito il TT e quindi oggi martedì 3 giugno, nessuna gara. Ne approfitto allora per inforcare la moto e farmi qualche bel giro dell’isola e soprattutto del circuito che si snoda lungo le oltre 37 miglia. Il tempo è gradevole ed invita proprio ad una bella giornata di moto.  Parto in mattinata e faccio un giro intero del percorso per cercare di capire un po’ come è fatto e se ci sono in giro tanti matti che possono mettere a repentaglio l’altrui incolumità. Niente di tutto ciò: c’è gente che sa andare in moto e che soprattutto in montagna, dato che è senso unico, approfitta per lasciarsi un po’ andare senza ovviamente sverniciare moto più lente come sovente accade da noi. Qua i sorpassi vengono effettuati ad alta velocità ma ti passano abbastanza lontano in modo da prevedere una tua eventuale manovra imprevista. Dopo il primo giro decido di fissare con del nastro telato la mia videocamera sotto la carena della moto. Cerco di completare un secondo giro sperando che le riprese siano decenti. In corrispondenza di Kirk Michael la strada è però interrotta a causa di un gravissimo incidente in cui sono coinvolte 5 moto. Una di esse ha bucato uno stop ed ha centrato in pieno un’altra che stava passando. Lo scontro ha trascinato la seconda moto dall’altra parte della strada proprio mentre sopraggiungevano altre 3 moto. Risultato: gravi lesioni per tutti e cinque e strada bloccata per ore. Bhe cose che succedono anche perché in questi paesi dove si guida a sinistra, agli stop noi purtroppo guardiamo sempre prima a sinistra e non ci accorgiamo il sopraggiungere di veicoli dalla nostra destra come pure per le rotonde, che si prendono in senso orario con precedenza a destra. E’ capitato pure a me un errore però mi è andata bene. Data la strada interrotta prendo allora una strada secondaria lungo la costa che mi porta in un bel paesino denominato Peel. Qui proseguo e salgo sino a Crosby ove nel mitico pub ove numerosi fans assistono alle gare del TT decido di prendere una bella pinta di Guinness. Poco dopo, nel ritornare verso Douglas in senso contrario al circuito, appena fuori l’abitato di Crosby noto un punto coperto di fiori ove scopro poi essere il posto in cui abbiamo perso noi tutti il grande campione David Jefferies. Volto lo sguardo e cerco di immaginare la velocità con cui deve aver percorso i suoi ultimi 500 metri prima di andare a sbattere contro quel muretto: mi consola pensare che abbia avuto soltanto qualche decimo di secondo per rendersi conto che era finita. Lasciando questo triste capitolo, ritorno a Douglas ed entro nel paddock. Qui incontro William che mi presenta il sig. Piero, altro personaggio con il TT nel cuore e che ha portato qua una splendida Ducati Desmosedici letteralmente mangiata con gli occhi dagli appassionati. Mi iscrivo al TT SUPPORTERS ed acquisto una camicia nera e gialla dei supporters. Appena dopo incontro il mitico John McGuinness il quale con un pennarello me la autografa volentieri. Gli auspico di vincere presto, al più tardi venerdi 8, il 14° TT così da raggiungere il grande “Mike the Bike”. Ormai è pomeriggio inoltrato, saluto William e rientro per una doccia, dando appuntamento al solito ristorante in serata. Intanto leggo il ventesimo sms che mi spedisce l’amico Riccardo dall’Italia. Lui “rosica” di brutto perché l’anno scorso era qua al centenario ed avrebbe voluto ritornarci pure quest’anno. Io lo punzecchio e lui puntualmente risponde con epiteti censurabili, e lo capisco. Puntualissimi, come sempre, ci ritroviamo da Alessandro’s ed iniziamo a cenare insieme divertiti dalle battute e dagli aneddoti del solito Carlo (massimo è questo: “amare senza essere amati è come pulirsi il cu.. senza aver mai cag..o”) e dall’ironia del solito Sirio. Verso le 22,00 vediamo arrivare Alessio, la moglie ed il loro splendido piccino. Sarebbe stato bello averli con noi però era anche giusto non privarli della propria intimità dato che era stato raggiunto dalla famiglia solo in serata. Successivamente si deciderà dove posizionarci il giorno dopo: gli amici fiorentini andranno a Creg-ny Baa mentre io opto per Braddan Bridge altro posto spettacolare caratterizzato da una bella chicane in discesa. Serata terminata sul lungomare ad assistere uno spettacolo di stunt man ove un bravo pilota si è esibito a bordo di una mini cooper con spettacolari testa coda e piroette entusiasmanti da vedere. 
4 giugno 2008 
Sveglia molto presto per andare a prendere un’ottima posizione a Braddan Bridge ove arrivo per le 8,15. La giornata è stupenda nonostante le previsioni meteo prevedessero pioggia, e decido di entrare all’interno della canonica di Braddan Bridge ove con sole 5 sterline usufruisco di parcheggio gratuito all’interno, una bella sedia posizionata in una zona assolutamente non pericolosa e soprattutto di bevande e vivande calde deliziose ed a prezzi accessibilissimi, preparate dalle perpetue della parrocchia. Arrivano le 10,45 e puntuali iniziano le gare. I primi transitano come degli indemoniati tanto da far sembrare lenti i successivi. Corradi oggi corre senza pettorina arancione che solitamente indossa un newcomer. E’ si un newcomer però gira sotto i venti minuti quindi non è necessaria una pettorina anche perché al termine della gara otterrà un ottimo piazzamento e davanti a diversa gente che conosce bene questo circuito. Dopo la gara dei sidecar assisto a due giri di prova per la gara del Senior TT prevista al prossimo venerdi 6. Terminate corse e prove mi dirigo al paddock, vado a complimentarmi con Corradi, incontro William e poi Pier che mi presenta un altro bravo rider italiano: “Conti”. Successivamente decido di ritornare in alloggio dato che è iniziato a piovere. Verso le 18,00 ritorno a Douglas, faccio un giro lungomare ed un altro nella via parallela interna per conoscere meglio anche i negozi. Alle 19,30 ci ritroviamo tutti  dal solito Alessandro’s. La serata è come al solito divertente anche se al termine vi è una punta di amarezza perchè il nostro amico William domani sera non sarà più qui con noi. Infatti domattina presto dovrà iniziare il viaggio di ritorno in Italia e dovrà imbarcarsi molto presto per Heysham. Gli prepariamo comunque una bella sorpresa: un bel vassoio di profiteroles che tanto ama ma che cerca sempre di starne alla larga! Al termine soliti saluti con tutti ed uno speciale arrivederci a William con l’augurio di fare una buona strada. 
5 giugno 2008 
Giornata senza gare. Piove ma nonostante tutto decido di girare in lungo ed in largo l’isola. A Douglas smette di piovere; costeggio il mare proseguendo verso nord dove ammiro, dalle alture sovrastanti, panorami stupendi. Proseguo per Laxey Bay e poi per Glen Mona ove mangio qualcosa innaffiato da una pinta di buona birra. Proseguo per Ramsey, sempre attraverso strade esterne al solito circuito, sino ad arrivare dall’altra parte, a sud verso Peel. Arrivo a Castletown e poi ritorno a Douglas per fare un giro a piedi. Mi capita di incontrare diversi italiani: tra loro ricordo con simpatia una coppia un po’ spaesata appena arrivata da Sondrio; partiti da Orio al Serio per Liverpool, in mattinata erano giunti con la nave praticamente a piedi e senza sapere dove andare. Gli ho fornito qualche consiglio sperando di esser stato loro utile. Successivamente incontro gli italiani che vidi alla partenza da Liverpool. E’ stato un piacere anche perché sono persone molto simpatiche; al termine della chiacchierata ho detto loro che ogni sera eravamo al ristorante Alessandro’s e che se volevano, potevano provare anche loro quella buona cucina. Poco dopo decido di fare il circuito in senso opposto partendo da Ramsey dato che la zona montana è a senso unico, ma poi capisco che forse era meglio non averlo fatto. Infatti incrocio dei missili a due ruote che passandoti in senso opposto fanno un certo effetto. Poco più avanti il solito incidente fa interrompere il transito sulla strada ed allora malvolentieri riprendo una strada secondaria e ritorno al paddock per fare stavolta un po’ di spese dato che quest’anno è venuta un po’ meno gente del 2007 e la merce in vendita può essere acquistata veramente a buon mercato. Dopo una doccia ristoratrice ritrovo come sempre da Alessandro’s. Serata allegra come sempre ma dai contorni tristi perchè i saluti stavolta sono per Pier e per gli amici fiorentini, in partenza il giorno successivo. Peccato, perché si perderanno il Senior TT. Al termine ci salutiamo nella speranza di poterci rivedere di nuovo insieme in Italia non prima di aver spedito un sms a William per sincerarci che una parte del suo viaggio fosse andato bene. Infatti poco dopo ci risponde da Calais dicendoci di aver viaggiato abbastanza bene nonostante la pioggia ed il traffico sull’orbital di Londra. Peccato solo che mancava il Carlo, messo knock-out da una dose massiccia di nimesulide.   
6 giugno 2008 
Giornata di gare e soprattutto soleggiata. Stamane ho voglia di ritornare per l’ultima giornata di gare a Bray Hill sia perché è un posto spettacolare sia perché ho voglia di regalare un piccolo pensiero all’amico marshall Harry Crompton. Giungo al solito posto vicino alla cabina telefonica rossa e sorpresa, incontro il Sig. Piero. E’ stata una piacevolissima sorpresa perché ho l’occasione di conoscere meglio questo personaggio che mi ha incuriosito sin dall’inizio. Gentilmente mi presta uno dei suoi due sgabelli ed insieme ci posizioniamo in prima fila dietro le barriere. Inizia alle 10,45 la parata Ducati con solo 15 moto bellissime ma soltanto 15 moto che passano una sola volta davanti a noi. Non mi sarebbe dispiaciuto veder sfilare anche la magnifica desmosedici del Sig. Piero. Alle 12,00 puntuale inizia il Senior TT, la gara forse più importante perché accedono gli 80 migliori tempi. Avrebbe partecipato anche il nostro Alessio Corradi se solo non avesse avuto problemi alla sua moto: pazienza! Pronostico al mio vicino italiano la vittoria per John McGuinness, secondo Archibald e terzo Gary Johnson. Pronostico John sia perché mi è simpatico,  perché sinora era stato sfortunato e sia perché gli avevo augurato una vittoria che ancora non era arrivata. Siamo fortunati perché assistiamo ad una bellissima gara a dir poco entusiasmante. Al termine dei sei giri (più di 300 km!!!!) dopo un bel tira e molla con in testa prima McGuinness e poi Cameron Donald riesce a vincere il primo dopo un giro strepitoso. 
L’altro mio pronostico ovvero il giovanissimo Gary Johnson, una sorpresa per tutti ma non per me, riesce ad arrivare sesto dopo una gara bellissima. Sono contentissimo perché le gare sono state sempre asciutte, nessun pilota ha avuto conseguenze gravi per cadute e soprattutto nessuno di loro ci ha rimesso la pelle. Io ed il Sig. Piero ci salutiamo molto cordialmente e prima di andarmene Harry mi invita ad aspettare perché vuole stavolta portarmi a vedere casa sua. Rimango di sasso perché non me l’aspettavo. Salgo sulla sua auto e mi impressiono nel vedere come un uomo di 84 anni guidi sportivamente con una tal disinvoltura da far invidia ad un trentenne che percorre mediamente 40.000 km l’anno. Harry ama noi Italiani perché ha sempre e solo conosciuto brava gente ed io gli dico che è stato fortunato perché in fin dei conti, vi è anche della gente meno brava perché tutto il mondo è paese. Arriviamo nei pressi della sua graziosa villetta monofamiliare in una bella zona residenziale posta sulla collinetta sopra il “Grandstand”. Mi fa entrare, e cercando di nascondere la propria commozione mi mostra la foto di una bella donna elegante, sua moglie, perduta qualche anno prima. Non sapevo fosse vedovo anche perché l’interno della sua abitazione era perfettamente in ordine, ed odorava di pulito come le case vissute anche da una donna. Mi fa vedere il giardino e lo aiuto a raccogliere il bucato steso al sole. E’ una gran brava persona Harry, un vero Signore. Mi invita a ritornare sull’isola al prossimo anno offrendosi di ospitarmi gratuitamente. Io non posso accettare perché non mi piace profittare della bontà altrui e glielo dico con sincerità. Ci scambiamo gli indirizzi, mi parla bene di Pier Ortalda e soprattutto di Mario Donnini che non conosco ma che stimo come scrittore. Mi fa vedere le foto di suo figlio accanto ad uno dei trofei del TT quando era piccolino, i suoi premi per l’attività fedelmente svolta in qualità di Marshall. E’ tutto molto emozionante perchè ogni angolo di quella casa sembra parlare, sorridere, è tutto strano. Mentre stiamo per andarcene vediamo lì accanto un bel micione nero senza coda tipico dell’isola che sembrava stesse aspettandomi per farsi vedere. Infatti, proprio in mattinata pensavo tra me e me, rammaricandomi per non aver ancora potuto vedere il gatto con la coda mozzata tipico di quest’isola. Prima di salire in auto per ritornare al paddock Harry apre il baule dell’auto e sorprendendomi, mi porge la sua casacca da Marshall dicendomi che posso tenerla. Non voglio accettarla ma lui insiste perché dice di averne un’altra ed allora commosso, gli chiedo di firmarmela. Sono momenti emozionanti in cui è veramente difficile comprenderne il significato a chi ne è estraneo ma non potevo omettere di inserirli in questo mio racconto. Solo chi conosce la persona di Harry sa di chi sto parlando e quale sia lo spessore umano del personaggio. Ci salutiamo davanti al paddock, riesco a trattenere le lacrime e lui lo capisce: chissà se ci rivedremo caro Harry. Io spero proprio di si. Rientro in paddock e vedo Alessio, facciamo due chiacchiere, mi invita a cena con il suo Team, non accetto perché non mi sembra il caso, ci auguriamo un buon rientro promettendoci di rivederci. Ritorno a piedi al mio Bed & Breakfast, doccia e di nuovo in moto per non perdermi le mie ultime ore sull’isola. Stasera sono solo perché sono partiti tutti. Mi lascio contagiare dalla fama scaramantica di quest’isola e per questa ragione dato che ho sempre cenato da Alessandro’s, decido di ritornarci pure questa sera, però da solo. Il locale era stracolmo ma non volevo perdere del tempo ad aspettare anche perché l’indomani mattina sarei dovuto ripartire per l’Italia molto presto. Mentre stavo per andarmene il proprietario del ristorante mi invita a sedermi ad un tavolo occupato da due ragazzi del posto, i quali da lui convinti, mi hanno invitato a sedere al loro tavolo. Roba da non credere. Senza alcun imbarazzo iniziamo a socializzare e neppure dopo quarantacinque minuti avevo finito di cenare. Dopo i saluti di rito al personale del ristorante con promesse di rivederci al prossimo anno rientravo in alloggio, mio malgrado, per caricare le valigie sulla moto. 
7 giugno 2008 
Alle 07,20 mi reco al porto per il check-in di partenza con la nave per Heysham. E’ già tutto pieno di moto ed ho un po’ paura che non riescano ad imbarcare la mia moto. Il tutto riesce invece con precisione ed accuratezza ed alla fine mi pento per aver dubitato della serietà di questa compagnia di navigazione “Steam Packet”. 
La nave parte puntualmente alle ore 8,45 ed alle 12,30 attracchiamo, come previsto, in porto ad Heysham. Completamente ristorato decido di intraprendere il viaggio fissandomi come meta uno dei punti più a sud della Gran Bretagna tipo Canterbury, Dover oppure Ashford. Il tempo è molto nuvoloso ma non mi piove mai addosso; al massimo trovo la strada bagnata ma questo non mi crea alcun problema perché l’asfalto non è liscio e drena bene, e quindi viaggio alla stessa andatura che manterrei in condizioni di asciutto. Arrivo in serata ad Ashford e qui decido di pernottare; ho trovato un po’ di traffico anch’io sull’orbital di Londra ma non mi ha creato problemi. Ashford, a pelo, non mi piace. Faccio fatica a trovare un albergo e quello che trovo, seppur di buona qualità, non mi fa sentire a mio agio con il personale della reception. Ho il sentore di non essere il benvenuto: mi fanno scrivere il mio nome due volte su un foglietto, poi mi chiedono i documenti, mi ribadiscono per ben due volte il prezzo della stanza come se non fosse alla mia portata ed infine di pagare in anticipo. Roba da non credere. L’essere una persona perbene mi impedisce di prendere a calci nel sedere l’arrogante impiegata. Esco a far due passi, mangio qualche porcheria in un fast food stranamente bello solo dall’esterno e rientro in albergo perché intendo riposare. Domani voglio arrivare in Italia, mi mancano i miei bambini e mia moglie e soprattutto dovrò farmi 1.400 km. 
8 giugno 2008 
Colazione servita solo dalle 7,30 in poi. Mannaggia voglio partire prima comunque alle 6,00 sono già in piedi. Mi concedo un bel bagno caldo. Preparo le valigie, mi vesto di tutto punto e preparo la moto portandola proprio davanti all’ingresso dell’Hotel. Ordino all’antipatica della reception di darci un’occhiata per il tempo strettamente necessario alla mia colazione. Esco salutando con un “Addio”. Non mi risponde ma la sua brutta faccia con gli occhi e la bocca spalancata è come se parlasse. Riparto e dopo un po’ arrivo a Folkestone, acquisto il biglietto per l’eurotunnel e mi imbarco per la Francia. Incontro una coppia di inglesi che vanno in Italia ma che però passano da Parigi in quanto vogliono evitare la Svizzera. Hanno visto le previsioni del tempo ed hanno detto che erano pessime sulla Svizzera. Io chiedo: “E’ prevista neve???” E loro: “No, neve no ma molta acqua”. Vabbè mi son detto, l’acqua non mi spaventa, ho deciso di passare per Basilea e quindi non cambio certo idea per un temporale. Arrivato in Francia purtroppo, perdo un’ora col fuso orario ed a Calais sono già le 10,30. Il tempo è minaccioso, è piovuto ma sembra, per ora, non piovere. Mantengo un’andatura elevata e mi fermo il tempo strettamente necessario per i rifornimenti. Dopo Reims, per non rifare la stessa strada dell’andata, decido di abbandonare l’autostrada per prendere una bella strada statale lunga circa 400 km che mi porterà nei pressi di Basilea. La strada è poco trafficata ma nonostante tutto non avevo fatto i conti con i limiti di velocità che non mi consentono di rispettare la mia tabella di marcia. La minor andatura mi consente però una maggiore autonomia di carburante consentendomi di ridurre le soste per i rifornimenti. Prima di Colmar-Selestat, a sud-ovest di Strasburgo trovo il tunnel chiuso e per questo motivo sono costretto ad arrampicarmi su un paio di colli perdendo parecchio tempo anche perché ho sbagliato anche strada. Nessun problema sino alle porte di Basilea. Qua il tempo diventa improvvisamente buio. Prima della dogana con la Svizzera si scatena un violento nubifragio con forti raffiche di vento. Le auto sono ferme sulla corsia di emergenza. Io proseguo seppur con difficoltà ai 60 l’ora. La moto completamente sporca di moscerini, dopo il passaggio del primo temporale risulterà assolutamente pulita. L’aver superato questo primo forte temporale mi gasa un po’ anche perché so’ bene che ne incontrerò degli altri sino a Parma. Infatti è tutto un susseguirsi e se una volta non mi piacevano molto i tunnel, stavolta invece auspicavo di incontrarli presto sulla strada almeno per sospendere quella pioggia copiosa ed incessante. Si è fatto tardissimo ma voglio a tutti i costi superare il traforo del Gottardo anche perché è domenica sera ed il traffico è ragionevole. Chiamo casa e mi dicono che anche a Parma sta diluviando. A questo punto rinuncio ad arrivare a casa e superato il Gottardo alle 22,00 circa arrivo a sino Lugano ove cerco un hotel che trovo fortunatamente subito. Mi accorgo di aver percorso la bellezza di 1.250 km: niente male per una sola giornata soprattutto se 400 abbondanti sono stati percorsi su strada normale e circa 300 sotto un’acqua copiosa. 
9 giugno 2008 
Sveglia alle 7,30, colazione e via verso casa. Appena varcato il confine di Stato divento irrequieto. Sino alla barriera di Milano A1 mi toccherà fermarmi almeno tre volte per pagare al casello o prendere il biglietto. Ma ciò che mi infastidisce di più è che nonostante non piova, ma abbia piovuto, con la strada bagnata sento la moto sbacchettarmi in più di un’occasione a causa del fondo stradale pessimo. Ciò mi fa perdere un po’ di confidenza nella guida ed allora decido di rallentare per non rovinare questo splendido viaggio. Arrivo alle 11,00 a Parma. Il contachilometri segnerà 139.000 km dopo averne percorsi circa 4.000. Sistemo la moto in garage, scarico le valigie ma prima di andarmene non posso fare a meno di darle un bacio. Era successo solo un’altra volta: al ritorno da Capo Nord dopo 9.000 km senza problemi. La mia fedelissima compagna di ogni viaggio, Mrs White, non mi ha tradito neppure stavolta ed ha fatto il suo dovere come sempre. 
E’ stata un’avventura fantastica, una di quelle che restano fissate in maniera indelebile nella memoria di chi la vive. 
 
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